E’ cosa nota che il Castello di Piovera fu costruito nel ‘300, per volere dei Visconti, signori del ducato di Milano. Che passò di mano in mano: prima agli Sforza, poi ai Mandello, agli Spagnoli, ai Balbi, fino a giungere nelle mani degli attuali proprietari, I Calvi di Bergolo, che lo acquistarono dai loro cugini Doria e Odescalchi, ultimi eredi della gloriosa famiglia Balbi.
Si dice che fu edificato sulle rovine di un antico monastero di origine Templare, un luogo di “ritiro spirituale”, non di certo di tenzoni e battaglie.
Perché? C’è forse qualcosa che non conosciamo della storia? Ci sono delle energie particolari in questo luogo, che lo rendevano ideale come luogo di costruzione di un simile edificio?
Quando nel 1967, Niccolò Calvi di Bergolo acquistò il Castello per poterlo trasformare in un “contenitore d’arte” si accorse che, nell’energia che il luogo gli trasmetteva, c’era qualcosa di diverso. Attraverso la sua arte, e la ricerca di un linguaggio universale, Niccolò riuscì ad entrare in contatto con questa energia e scoprì qualcosa di ancora più importante: il castello era vivo!
Alcune presenze si manifestarono. Presenze buone, che aiutarono il giovane proprietario a scoprire il vero ruolo del luogo dove tutt’oggi sorge il castello: un baluardo eretto a difesa del bene, per contrastare un nemico antico e molto potente…
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